martedì 12 dicembre 2017

La notte più magica dell'anno

La notte fra il 12 e il 13 dicembre è la notte di Santa Lucia.
Nella mia città, e in molte altre del Nord Italia, Santa Lucia è una figura magica: mentre i bambini dormono - se sono stati bravi durante l'anno - porta loro i doni che hanno chiesto.
Con largo anticipo, i bambini scrivono la letterina a Santa Lucia, elencando i loro desideri. Da noi si porta la letterina nella chiesa dedicata alla Santa, in centro città, al cospetto della sua figura distesa in una teca di vetro.
La tradizione vuole che Santa Lucia arrivi in ogni casa con il suo asinello: per questo, prima di andare a dormire, i bambini lasciano il latte per l'asinello (o il fieno, se mamma e papà sono stati previdenti) e i biscotti per Lucia.


Vengono mandati a dormire presto e la mattina seguente, se l'avranno meritato, troveranno ciò che hanno richiesto. Diversamente, riceveranno del carbone (dolce) come monito per comportarsi meglio.
Fin qui, la storia è più o meno uguale per tutti.
Ci sono variazioni sul cibo da lasciare, sulla storia della protettrice dei non vedenti e sulla letterina da scriverle.
Ciò che importa davvero, però, è la magia che questa notte porta con sé. Una magia che dura per tutta la vita.
Pur avendo scoperto presto la verità - svegliandomi di notte per i rumori mentre i doni venivano sistemati fuori dalla mia stanza - il rituale del 13 dicembre è rimasto intatto per molti anni.
Non sempre scrivevo la letterina, ma puntualmente ricevevo i giocattoli che sognavo.
Una volta, lo ricordo come se fosse ieri, ho trovato anche del carbone... E posso dire che ho imparato la lezione.

Da piccola vivevo con la mia mamma e mio fratello in una casa molto grande, disposta su quattro piani.
Ogni anno, Santa Lucia cambiava il luogo in cui disponeva i regali per me - che ero la piccola di casa - e il risveglio prevedeva la caccia ai doni.
Qualche volta arrivavano in taverna, due piani sotto la mia camera, altre volte al piano inferiore - in salotto - oppure nel salottino fuori dalla mia stanza, il mio rifugio personale.
Per scoprire dove si era fermata, la mattina del 13 dicembre trovavo sempre una pista di caramelle e cartelli appesi alle pareti di tutta casa con la scritta "Santa Lucia" e una freccia che mi indicava la direzione da seguire. Ricordo che le scritte erano sempre in rosso, per spiccare sulle pareti.
Man mano che avanzavo raccoglievo le caramelle, sempre più emozionata.
Infine, la magia diventava realtà: tutto ciò che avevo sempre desiderato si parava di fronte ai miei occhi, pronto per essere scartato, usato, amato. Ed era mio.

Quando la mattina di Santa Lucia era feriale, a scuola non si parlava d'altro che dei doni ricevuti e si contavano i minuti che ci separavano dal ritorno a casa per usare i nuovi giochi.
I più fortunati ricevevano i doni anche a casa dei nonni, o degli zii. E la giornata passava fra il risveglio più emozionante dell'anno, l'attesa durante la scuola e il pomeriggio a girare fra le case in cui era arrivato qualcosa per noi.
Perché Santa Lucia è talmente speciale che passa anche nelle case in cui non vive nessun bimbo, ma ci sono degli adulti che vogliono bene a dei bambini.
All'epoca - e sia chiaro: se non trovo nulla la mattina del 13 dicembre ci resto malissimo - non c'erano gli smartphone, né le fotocamere digitali, e a nessuno veniva in mente di fotografare i regali prima di scartarli.
Eppure, la mia memoria è piena d'istantanee: la pista di caramelle, i cartelli, i miei giochi preferiti, il mio primo orologio...
Ma soprattutto la certezza che avevo fatto il mio dovere: ero stata una brava bambina, quell'anno. E mi meritavo un bel premio.
Un premio che arrivava alla fine della notte più magica dell'anno.

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